Facendo riferimento al sito della smartairfilters, dove è riportato un bello studio (sempre da prendere con le dovute cautele), possiamo notare come i respiratori non perdono grande efficacia nel tempo. Un test sulle capacità filtranti nel tempo è stato eseguito a Pechino (città notoriamente inquinata) per 11 giorni e i dati sorgenti dei risultati sono disponibili sul loro sito per chi volesse approfondire.

Ricordiamo per chiarezza, che le norme con cui questi oggetti sono certificati (classificandoli FFP2 o FFP3) parlano di un generico turno di lavoro (immaginiamo sia di 8 ore). Appare chiaro che l’intasamento e/o lo “sporcamento” di queste maschere è affare assai complesso da normare e stimare correttamente. Di conseguenza, purtroppo, dobbiamo cambiarle spesso. Giornalmente è ragionevole ad esclusione di condizioni di utilizzo gravoso (lavori di fatica o ambienti molto polverosi per esempio).

In ogni caso, è bene pensare a come sanificare la maschera durante il tempo di utilizzo (adattando questi risultati all’infettività almeno teorica degli ambienti frequentati).

Cose SBAGLIATE che danneggiano il respiratore:

  • Lavare la maschera con acqua, a mano o in lavatrice: il risultato sarà una maschera forse pulita esternamente ma non più filtrante perché avrete praticamente distrutto gli strati filtranti interni, sopratutto quello con carica elettrostatica eventualmente presente in mascherine di qualità.
  • Usare alcool o candeggina od altri disinfettanti per superfici: idem come sopra, oltre l’odore insopportabile nel futuro utilizzo.

Cose GIUSTE da FARE che non danneggiano il respiratore:

  • Cambiare spesso la mascherina o il respiratore, sopratutto se lo abbiamo usato in ambienti potenzialmente contaminati e per molto tempo.
  • Attendere 72 ore fra un utilizzo e l’altro. Il tempo è nostro alleato e molti studi ci indicano proprio le 72 ore come tempo limite di vita del virus su varie superfici.
  • Esporre la maschera a sole e aria: le radiazioni UVC, a dosi e tempo di esposizione adeguati, sterilizzano da virus e batteri; inoltre l’aria potrebbe seccare eventuali substrati umidi utilizzati da virus e batteri per la loro sopravvivenza.
  • “Cuocere” la maschera a 60/70 gradi centigradi (NON oltre) per 30-40 minuti. Ma occhio a non esagerare, e ancora occhio al termometro del forno di casa o.… mascherina arrosto.
  • Sempre e solo a condizione che la maschera sia stata usata per “poco tempo” ed in condizioni non gravose di inquinamento potenziale e respirazione.